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www.amadeusonline.net/recensioni-spettacoli/2012/il-signor-bruschino-convince-a-metagrave
Pesaro,
13 Agosto 2012
Il
Ciro in Babilonia va in scena al Rossini Opera Festival, alla sua 33° edizione.
I cantanti sono dei due colori del dramma: il bianco e il nero. E’ come se il
grigio si fosse posato su di loro e si fosse diviso in due. Paragonato a loro,
alle passioni, ai desideri e rancori, il grigio è inanimato come il deserto e
la pietra.
In
questo paesaggio, gli spettatori si fondono con gli attori, nell’effetto di una
sala cinematografica dove è rappresentato un film muto anni ‘20. La scenografia
in 3D, quindi proiettata sulle pareti e le fantasie dell’epoca sono state
pensate e realizzate dal gruppo D-WOK esperti in comunicazione
multipiattaforma, le scene e le luci sono state progettate funzionalmente da
Nicolas Bovey, Prima
opera seria messa in scena da Rossini ventenne, fu scritta per la quaresima del
1812 e rappresentata quell’anno nel
Teatro Comunale di Ferrara.
L’opera
fu un fiasco, forse perchè il librettista Aventi, tutto sommato un dilettante, cercò
in tutti i modi di avvicinare al gusto degli spettatori la vicenda dell’Antico
Testamento, aggiungendo scene di pathos amoroso e drammatico tramite l’uso di
lunghissimi recitativi.
Ultima
opera ancora non realizzata dal Festival del grande compositore, non possedeva ancora
il tradizionale testo critico realizzato su misura. Ora felicemente edito, vi
appare uno scritto di Ewa Podles, i disegni nei figurini del costumista
Falaschi, scritti di Bruno Cagli, Daniele Carnini e Ilaria Narici.
Nelle
prime pagine compare il divertente aneddoto
che racconta di come Rossini abbia scritto una piccola aria adattandola
alla cantante secondaria piuttosto stonata, oltre che brutta, alla quale
riusciva intonata una sola nota: il si bemolle. Proprio per questo, l’aria fu
cantata bene e la cantante fu molto applaudita.
L’orchestra
del Teatro Comunale di Bologna è diretta in modo forse troppo rigido da Will
Crutchfield, conosciuto per essere il Direttore del Caramoor International
Music Festival, (Stato di NY)
Il
regista Davide Livermore con questo spettacolo ci butta dentro alla matrioska
della realtà teatrale, come in uno specchio magico, facendoci assistere alla
rappresentazione di noi stessi, dal di fuori e dal di dentro. Con un tocco di
spirito bambino, una sonora nota di ironia e autoironia, ci mostra l’amore
travolgente delle sue vette di passione e dei suoi mielosi stagni. E’ facile
ricordarsi di questo regista, perché è un’eccellenza creativa del nostro secolo
che si è espressa ogni volta causando un boato di sorpresa. Nel marzo 2011 ha
portato in scena al Teatro Regio di Torino i Vespri Siciliani, opera sulla
quale ricalcava l’Italia di oggi, dominata dai media, ricordando per
l’occasione la storia di Falcone e
Borsellino. Durante tutta l’opera hanno brillato i tocchi di genio, dal
gusto delicato e per niente invadente.
La
stessa meraviglia ci ha lasciato a bocca a aperta per tutto lo spettacolo, per
merito dei costumi realizzati da Gialuca Falaschi: l’accostamento vulcanico di
una miriade di differenti texture sovrapposte l’una sull’altra, la combinazione
dei più svariati stili d’abbigliamento che richiamavano storie vere ed
inventate: dai maya, passando per i faraoni dell’Antico Egitto, fino a ricordare
la Regina di Cuori di Alice nel paese delle meraviglie della Walt Disney, con
l’effetto di sdrammatizzare l’opera, ricondurla con brillante ironia alla
favola.
In
una cornice del genere: eccentrica, ma in bianco e nero, la direzione del ROF è
riuscita a riunire un ventaglio di cantanti di fama indiscussa di tutti i
colori dell’arcobaleno.
Il tenore
americano Micheal Spyres, nelle veci di Baldassarre, e Jessica Pratt, in Amira,
hanno interpretato superbamente i loro ruoli principali. Ewa Podles, monumento
al belcanto, arriva al ROF a interpretare la parte di Ciro, dopo una lunga
carriera contraltistica. E’ stata applauditissima. Anche i cantanti secondari
sono stati ben scelti, lanciati a brillare nel firmamento pesarese: Carmen
Romeu da poco uscita dall’Accademia Rossiniana e da quella di Santa Cecilia, ha
svolto il ruolo di Argene. Mirco Palazzi, Robert McPherson, Daniele Costantini,
tutti hanno dato il meglio ed hanno tenuto il livello generale dell’opera
veramente alto.
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