Monday, October 26, 2009
L'incubo ci precede. Agosto'09
(A Roberto, che è guarito)
Le giornate scivolavano mute.
Arrostiti e salati sulle spiagge d’agosto,in fondo siamo bravi e buoni.
Quei giorni là scivolammo nell’orrenda vasca melmosa che si finge vita.
Sopravvissuti soltanto per ributtarci a bagno nel paradiso sbuffante piacere oltre il domani incerto,
e a pancia sotto sulla sdraio .
A passeggio sul ponte che lega nulla e bel niente, io e Roberto trotterellavamo. Lui inciampa e si frattura l’intestino.
Una striscia di sabbia si macchia di viola, e inputridisce.
Quel pezzetto avrebbe sporcato lui e tutto il suo mondo. Da quell’attimo…Fontaine Dante Berlino Dumas Valencia, la sua vita fu meravigliosa. Ora è baciato dalle siringhe, accarezzato da educati primari, allattato da sacche di glucosio e flebo.
Ci coricammo assieme tre notti. Ingrossammo le trincee coi cuscini, ci armammo di lacci emostatici. La prima notte azzittimmo gli spiriti della vecchiaia. Scarni anziani fuggivano nudi e sgocciolavano feci e piscio nei bui labirinti. La seconda notte, la malattia tamburellava nei suoi occhi spaventati. Chiedeva di entrare mentre incubi si reincarnavano in me, compagna fedele. Poi la luce solare mostrò orgogliosa le sue pinete e l’infiltrarsi della speranza.
L’operazione accadde, mostrando le mani fini di un dio scienziato. La terza notte regnò il silenzio qui tra i resuscitati. E da quel giorno Roberto ed io ci abbeveriamo alla palude dell’incertezza. Da quel giorno costruimmo palafitte di saggezza e poi zattere di cinismo, salvagenti gonfiati a singhiozzi permisero di attraversare l’oceano.
Arrivammo di là sfigurati, ma salvi.
Le giornate scivolavano mute.
Arrostiti e salati sulle spiagge d’agosto,in fondo siamo bravi e buoni.
Quei giorni là scivolammo nell’orrenda vasca melmosa che si finge vita.
Sopravvissuti soltanto per ributtarci a bagno nel paradiso sbuffante piacere oltre il domani incerto,
e a pancia sotto sulla sdraio .
A passeggio sul ponte che lega nulla e bel niente, io e Roberto trotterellavamo. Lui inciampa e si frattura l’intestino.
Una striscia di sabbia si macchia di viola, e inputridisce.
Quel pezzetto avrebbe sporcato lui e tutto il suo mondo. Da quell’attimo…Fontaine Dante Berlino Dumas Valencia, la sua vita fu meravigliosa. Ora è baciato dalle siringhe, accarezzato da educati primari, allattato da sacche di glucosio e flebo.
Ci coricammo assieme tre notti. Ingrossammo le trincee coi cuscini, ci armammo di lacci emostatici. La prima notte azzittimmo gli spiriti della vecchiaia. Scarni anziani fuggivano nudi e sgocciolavano feci e piscio nei bui labirinti. La seconda notte, la malattia tamburellava nei suoi occhi spaventati. Chiedeva di entrare mentre incubi si reincarnavano in me, compagna fedele. Poi la luce solare mostrò orgogliosa le sue pinete e l’infiltrarsi della speranza.
L’operazione accadde, mostrando le mani fini di un dio scienziato. La terza notte regnò il silenzio qui tra i resuscitati. E da quel giorno Roberto ed io ci abbeveriamo alla palude dell’incertezza. Da quel giorno costruimmo palafitte di saggezza e poi zattere di cinismo, salvagenti gonfiati a singhiozzi permisero di attraversare l’oceano.
Arrivammo di là sfigurati, ma salvi.
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