http://www.amadeusonline.net/recensioni-spettacoli/2015/un-barbiere-di-siviglia-che-diverte
Sunday, September 27, 2015
Recensioni Amadeus On Line
Il Barbiere di Siviglia
Arena di Verona 4/09/2015
http://www.amadeusonline.net/recensioni-spettacoli/2015/un-barbiere-di-siviglia-che-diverte
La società è una gabbia fatta di
scale.
Scale gerarchiche e sociali.
Vorremmo salire, vorremmo scendere. Altre volte vorremmo semplicemente stare
fermi, in contemplazione delle strutture
rigide e inumane che vogliono costringere le
nostre emozioni, e come un esoscheletro, racchiuderle e contenerle.
Romeo e Giulietta nella
rappresentazione in francese del 3 Settembre all’Arena di Veron, vivono nella
regia di Francesco Micheli, che ne esalta le qualità più ribelli e romantiche.
Le drame lyrique -musicato da
Charles Gounod e scritto nel 1867 dai librettisti Michelle Carrè e Jules
Barbier - è stato rappresentato qui all’Arena 17 volte nel 2007, 2009, 2011,
con la regia di Micheli, la scenografia
di Edoardo Sanchi, i costumi di Silvia Aymonino, le luci di Paolo Mazzon.
Siamo nelle periferie di una
grande città, lo sappiamo perché i primi ad arrivare dalla platea al palco sono
dei ragazzi adolescenti dei nostri tempi, provenienti da famiglie povere, che
vivono ai bordi della città. Durante l’overture corrono sul palco per mettere
in scena una storia: quella di Romeo e
Giulietta elevati ad eroi.
Vi chiederete: cosa hanno in
comune i due innamorati storici con i giovani d’oggi delle periferie?
Tutto: la ribellione, l’odio per
le strutture sociali, il rifiuto delle scale gerarchiche, la rabbia contro l’autorità.
In più Romeo e Giulietta, come i ragazzini persi delle periferie, sono senza
futuro.
Il mondo underground dei giovani
oggi, romantici per antonomasia, è fatto di giustizie e ingiustizie, bellezze e orrori, amori
puri e dolori orrendi. La regia di Francesco Micheli ci fa entrare in questo
universo attraverso un exploit di simboli romantici e riferimenti alla modernità: le gare automobilistiche,
il punk, i graffiti, il cinema e le oscenità edilizie. Una quantità di simboli
e riferimenti -ali, gabbie, cuori e catene-che messi tutti insieme risultano difficili da interpretare e rendono
l’allestimento interessante, ma poco comprensibile, ermetico, a volte sembra addirittura
scollegato dalla storia.
Lo scheletro dell’edificio di
ferro, fatto di scale e decorato con altre scale, posizionato al centro del
palco, diventa presto una gabbia per i coristi e per i ballerini.
Bisogna dire però che va anche
stretto agli spettatori, che forse come scenografia si aspettavano qualcosa di
meno scarno e non proprio anti estetico.
Ma entriamo nella scena, ed ecco
che dopo l’iniziale ouverture comincia il sogno o l’ incubo, dei nostri
adolescenti: i Capuleti e i Montecchi
sono due scuderie automobilistiche con tanto di stemma steso sulle gradinate e
scritte in curva. Mercuzio entra in scena vestito da pilota con un bolide
esagerato alato e che fa i fuochi d’artificio.
Le ali, le scale, le gabbie, sono
i simboli che riprende anche la costumista Aymonino, che per compensare la scarna scenografia, veste
il coro dei Capuleti e dei Montecchi in modo sfarzoso ed esagerato, come figure
inumane e aliene, grandi collari e gonne di ferro,
tuniche e maschere sempre di ferro. I due protagonisti invece risaltano per la
semplicità delle vesti simbolo della loro purezza.
Buona la performance dell’ormai
consolidata “bacchetta” Daniel Oren, bene il coro condotto da Salvo Sgrò.
Poco invasive e marginali le
coreografie di Nikos Lagousakos, eseguite dal corpo di ballo diretto da Renato
Zanella.
Irina Lungu, nelle vesti di
Juliette, ci ha incantato con la solita straordinaria vocalità, raffinata, bene
proiettata e dal timbro perfettamente adatto all’ampiezza dell’ambiente
areniano e al personaggio angelico di Juliette, si conferma uno dei migliori
soprano lirico del panorama internazionale.
Giorgio Berrugi, nella parte di Romeo, ha mostrato una
vocalità rigogliosa, dai registri omogenei, non ha brillato per agilità vocale,
ma è riuscito a coprire adeguatamente il suo difficile ruolo.
Leonardo Cortellazzi nella parte
di Tybald, ci ha offerto un’ottima performance vocale e teatrale, di eccellente
agilità e volume adatto all’ampiezza dello spazio areniano.
Mercuzio, cantato dal georgiano
Michael Bachtadze, ha mostrato una voce corposa e ben proiettata, ottima anche
la presenza scenica e l’interpretazione.
La mezzo soprano Nino Surguladze,
nel ruolo maschile di Stephano, ha mostrato una voce agile, corposa, e
accattivante.
Alice Marini, è riuscita
ottimamente a caratterizzare il personaggio di Gertrude, con una voce agile dal
bel timbro.
La vocalità di Nicolò Ceriani,
non è brillata per agilità, ma lo è per corposità e volume.
Frère Laurent, interpretato dal
basso Giorgio Giuseppini, ci ha stupito con la propria presenza scenica e
grandissimo carisma.
Bene Benvolio interpretato dal
tenore Fracesco Pittari e anche Deyan Vatchkov nei panni del Duc de Verone.
Bravi i cantanti e apprezzate le
intenzioni della regia, ma troppo
cerebrali per un’opera sentimentalista.
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