L’unicità dell’essere umano e le sfaccettature che caricano l’esistenza di una persona lungo tutto il percorso sono valori che vengono lentamente annullati tramite la morte.
La realtà della morte in “come fiori” ha la sua presenza delle lapidi. Allo stesso tempo la morte dà un significato alla vita, le dà valore stabilendo non solo un limite ineludibile, ma anche una continuazione, una rinascita e reincarnazione in un altro essere completamente nuovo.
Siamo come fiori perché siamo bellissimi, e come i fiori scompariremo senza lasciare traccia. I fiori sono anche il simbolo dell’affetto che ci lega ai nostri morti. Siano essi freschi, di plastica, seccati o marciti, diventano una forma di orologio, che misura il tempo che passa e cancella giorno dopo giorno il ricordo del defunto in senso fisico.
Resta dentro di noi la persona perduta, che vaga come un fantasma, come un abbaglio di luce che ci acceca quando ritorna nei nostri pensieri.
Ecco perché è fondamentale ricordare a noi stessi che, benchè ci sentiamo meravigliosi, unici e di valore, questa unicità nella vita non può niente contro la morte, che annulla, distrugge, ci farà scomparire, senza lasciare traccia alcuna o quasi, forse la speranza di ritrovarci nel volto di un’altra persona, un figlio.
Ho sentito la necessità di realizzare “Come Fiori” per esprimere un messaggio dal buio, un idea che se concepita in pieno potrebbe annicchilire, ma così espressa in una serie fotografica corredata di poesia intende trasmettere all’osservatore forza e bellezza.
“Come fiori” è una serie di 20 fotografie e 10 poesie di dimensione media 60x60cm circa. Disponibile sarà presto la traduzione in inglese delle opere poetiche.
Questo lavoro si potrebbe collocare nella categoria del reportage artistico contemporaneo.
Le fotografie e le poesie convivono bene assieme, ma riescono anche a vivere individualmente all’occorrenza.
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