Tuesday, July 28, 2009

No Dal Molin/Luglio 2009











FIORI FRESCHI APPASSISCONO IN FRETTA




Ero lì sull’autobus con loro, quelli chiamati dai giornali nazionali “Blackblock”, e Sì: erano ben preparati per lo scontro fin dall’inizio. Non erano vestiti di nero, e non mi sono apparsi affatto minacciosi.Al contrario parlavano come dei ragazzi partecipativi, intelligenti, in gamba e facevano sfoggio di un buon senso dell’umorismo. Non conoscevo nessuno di loro all’inizio, tranne i due che gentilmente si sono accordati per passarmi a prendere al bar sotto casa mia. Con loro ho parlato per telefono. Un tipo puntuale, con una piccola macchinina topolina, mi incontra e ci avviamo per incontrare l’autobus sulla statale.

Il tipo seduto accanto a me, sembra un ragazzo taciturno, poi lentamente si apre. Comincio col chiedergli ingenuamente se la manifestazione secondo lui sarebbe stata violenta, lui risponde esibendo in modo feticista l’armamentario di difesa e attacco contenuto nello zainetto: maschera antigas, casco eccetera, dice di essere anarchico, ma neppure sembra saper esattamente che cosa sia l'anarchia teorizzata.

E’ di politica che si discute sul bus. Si leggono i giornali e si commentano le varie leggi. Chicchiero con un’altra ragazza, che si sta laureando a scienze orientali. Impara il cinese e lavora ad un bar e quindi non ha sempre tempo per partecipare alle manifestazioni assieme al suo ragazzo. Lei mi racconta di quanto sia sfiduciata, di come voglia andarsene via dall’italia, io istintivamente la incoraggio. L' atmosfera è comunque tranquilla, un po' come andare ad una partita di calcio, a parte il romantico fascino ribelle che questi giovani emanano, si sentono un po' dei piccoli Doors oppure Rimbaud, forse un po' lo sono. Lo stesso ragazzo che mi aveva mostrato le “armi” , davanti a un bicchiere di vino all’autogrill mi confida che ha fatto il soldato per quattro anni in Afganistan. Disinnescava le mine e ha visto esplodere un bambino ed è rimasto sconvolto e ha voluto smettere. –Perché hai smesso?- Risponde che è rimasto schifato dal comportamento dei compagni, i civili venivano trattati da prigionieri, non sapevano neppure cosa succedesse loro una volta presi ed è per questo che ora è diventato anarchico, buddista e dice che non mangia carne morta (soltanto viva, rispondo io, ironica).

Arriviamo al casello autostradale di Vicenza. La polizia inspiegabilmente ci lascia entrare in città benchè abbia notato tutta la nostra attrezzatura.–Che gentili i poliziotti- commentiamo.-

I piani sono questi e li decide il NoDalMolin:

Noi stiamo di fronte al corteo, facciamo una barricata e le vecchiette e gli anziani stanno al presidio al sicuro dove c’è cibo birra e parlano gli organizzatori.

Non mi sembra un gran piano. Le vecchine si bevono una birra al presidio mentre a cento metri noi combattiamo ferocemente? Non gli andrà di traverso la birra? E cosa fanno i poliziotti se passano?Picchiano le vecchine e capovolgono i tavoli o si fermano con loro a bere la birra? A me sembrava una partita organizzata male. La polizia che non era convinta né poteva decidere cosa fare, perché da Roma arrivavano gli ordini, e Roma ha smobilitato un numero di poliziotti pari a quello dei manifestanti, con elicotteri e pompieri e anche molto pittoreschi vigili su barchetta che stanno proprio sotto il ponte, ma chiunque sui giornali le cifre le usa e distorce.

Due schieramenti, uno di fronte all’altro per troppo a lungo, fino a sbadigliare per la noia o per la tensione.I ragazzi smarriti, incazzati, oppressi prima di tutto dai genitori specchio di una società intera che gli chiede solo di mangiare gli spaghetti. Una volta arrivati al presidio, ci viene data la benedizione da parte del Movimento No Dal Molin:

Voi, Vicentini venuti in maniera pacifica alla manifestazione, non guardate male i ragazzi con i caschi e gli scudi venuti da tutta italia!Fanno quello che gli diciamo noi e sono venuti per proteggervi! Per prendersi le botte che voi non vi prenderete-

Scroscio di applausi.
Questa manifestazione fino a un paio di ore prima era legalissima, soltanto all’ultimo la polizia ha deciso di proibirci di manifestare. Ha cambiato idea, una provocazione al movimento NoDalMolin, che li ha evidentememente irritati.

Quindi ecco i primi scontri nelle stradine tra i lussureggianti campi agricoli padani, nessuno si fa male perché da entrambe le parti tutti erano preparati alla lotta. Il caos dura solo pochi minuti dopo il lancio di qualche lacrimogeno e la fuga generale..

La lunga pausa di trattativa sotto il sole cocente e in piedi su striscie di asfalto bruciante sarebbe bastata a convincere la peggiore testa calda alla ritirata.

Per proteggerci da un centinaio di ragazzini arrabbiati col mondo, noi italiani abbiamo pagato un giorno intero di lavoro a qualche migliaio di poliziotti, con addosso 30 kg solo di giacchetto anti proiettile (come mi ha spiegato l’ex soldato seduto accanto a me sull’autobus) che sono stati in piedi in posizione d’attesa per circa 5 ore alla temperatura di 30 gradi e con un’umidità infernale. Loro, i poliziotti, non volevano neppure essere lì e non facevano nulla se non attendere ordini , fare quello per cui erano pagati e non reagire nonostante le provocazioni e le offese. -Vergogna e vaffanculo-la gente urla loro.

Poi i ragazzini si levano il casco e vanno a fumarsi una sigaretta sul prato, i poliziotti si levano il casco anche loro e passeggiano e lasciano finalmente passare il corteo. La tensione è ancora alta, ma si sfila per la città e si canta, si urla e si suona come si dovrebbe fare in una manifestazione in un paese democratico.

Rimonto sull’autobus esausta e incontro i miei compagni di viaggio. Dico: E allora? E’ andato tutto bene…-commento.

I ragazzi sono delusi, volevano davvero partecipare alla festa della politica entrando dalla porta dietro.Da quella davanti per loro è impensabile. Restituire la violenza che si subiscono forse a casa, forse a scuola, psicologicamente indifesi e preparati fin troppo bene alla logica del non senso, che la struttura della società stessa è capace di mostrare sulla loro pelle.