Tuesday, July 28, 2009

Dell'albinismo 2007: Laura, Susanna e Mariapia




Dell’albinismo ne sapevo poco, non avevo trovato niente di specifico nei siti in italiano oltre a una spiegazione su Wikipedia. Agli appuntamenti con le tre giovani donne mi accorgo della loro realtà come qualcosa di non troppo lontano da me. Era da un po’ che mi chiedevo cosa volesse dire essere viverlo. Per alcuni è spaventoso pensare di diventare ciechi, effetto di questa disfunzione, ma la realtà non è fatta di incubi e sogni e perciò incontrandole mi accorgo di trovarmi di fronte ad un’altra sfaccettatura della realtà. Le ragazze non avevano i capelli completamente bianchi né facevano mostra di tutto quello che la mia macchina fotografica avrebbe potuto cogliere con facilità. Quelle che mi si presentavano erano tre belle donne bionde, e simpatiche con grandi occhi chiari.
Mi raccontano pezzi della propria vita, problemi generati da questa cosa che non è un malattia: la carenza di melanina, il difetto degli occhi che le rende parzialmente cieche, la pupilla che si muove continuamente, i capelli che crescendo da bianchi diventano platino-gialli.
Com’era difficile tenere le lenti a contatto e assurdo andare in giro in bicicletta mezza cieche.E io rispondevo che le capivo bene dato che mezza cieca lo sono pure io, chiacchiera dopo chiacchiera valutavo la mia incoscienza, com’era inadatto parlare di albinismo in questa situazione affatto insolita in cui ti affacci in una realtà che presupponi dolorosa ma lo è quanto la vita solo perché l’uomo spesso si dimostra incomprensivo verso la diversità.
E capivo di trovarmi davanti a ragazze considerate semi disabili che disabili non si sentivano per nulla, immerse fino al collo nei meccanismi dello stato che come un padre si prende cura di loro in un’età in cui i genitori non li si vorrebbe più; che l’albinismo nel loro caso è un po’ un’etichetta ed è questo il vero problema sociale che le ha portate a lavorare tutte e tre come centraliniste del comune e si occupano di guidare, come la Beatrice di Dante, studenti e insegnanti e ammalati e chiunque chiami nell’inferno della burocrazia.
Mi raccontano quanto vorrebbero la macchina perché i mezzi pubblici in città sono scarsi. Hanno la parlantina svelta, tutte e tre sposate con figli, Laura e Susanna dopo il lavoro fanno le cantanti, Laura in maniera professionale. Susanna vorrebbe lavorare in un negozio e Maria Pia vorrebbe che i locali stessero aperti dopo l’una la notte.
Ci salutiamo senza promesse e cerco di frenare le loro aspettative.
Vedremo le foto come sono venute.

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